Gigli di Nola, conto alla rovescia per il “giorno del cielo”
Sempre meno è quanto manca all’evento più atteso negli ultimi tre anni dalla città di Nola, la celebrazione di una festa che abbiamo visto essere rimandata anno dopo anno, restrizione dopo restrizione. L’umore è alto, il fervore acuto: l’idea che la Festa dei Gigli sia alle porte è ormai realtà. Ma allora la tradizione millenaria pilastro della cultura della città, capace di unire nella fede e nel nome del Santo Paolino l’intera comunità, sarà capace di avvicinare ancora una volta i cittadini? Saremo spettatori di una sciocca competizione o di una dimostrazione di fede? Obiettivamente, non si può non considerare che quest’anno, molto probabilmente, l’aura di sacralità sarà superata dal fremito di tutte quelle persone che, per ben tre anni, hanno visto limitata l’espressione della propria identità, e che ad oggi sentono il bisogno di vivere la festa più che come devozione al santo, come forma di riscatto collettivo e sociale. La festa allora quest’anno si carica anche di un altro significato, diventando lo specchio di una comunità che ce l’ha fatta, che ha vissuto le restrizioni e le limitazioni della pandemia superandole a denti stretti e che ora, dopo la dichiarata fine dell’emergenza Covid, ha la voglia e sente il bisogno di urlare che è finita, che l’ha superata. E si sa, è ormai questo il modo in cui Nola si vuole esprimere, sfiorando con le sue cime di legno le nuvole nel “Giorno del cielo”. Ad una settimana di distanza dai momenti “clou” della festa, viene spontaneo allora ricordare che il medesimo arco temporale separa Nola anche dalla sfiorata tragedia di Piazza Duomo della scorsa settimana, le cui immagini sono ancora vivide nella mente di ogni abitante. In relazione all’accaduto e in vista dell’imminente festa allora, quanto Nola si sente al sicuro? Quanto effettivamente il ricordo di una notte di follia può fare spazio alla gioia di una notte da vivere tra fede e folclore? Sicuramente, confidando nelle autorità e auspicandoci il giusto rigore, facendo affidamento su quel minimo di coscienza comune che ancora lega i cittadini, la speranza è quella di vivere una Festa crepitante e coinvolgente nella sua solennità. Ci si aspetta allora una celebrazione “in grande”, che possa cancellare il ricordo di tre anni vissuti tra privazioni e solitudine, con l’augurio che il buon senso comune non venga sopraffatto dall’euforia e da uno smodato entusiasmo.