Perché si usa dire che “la frittura fa male”?


Nei confronti della frittura esiste un pregiudizio che talvolta condanna ingiustamente questo tipo di cottura. Dunque, cerchiamo di capire insieme se possiamo portare più spesso in tavola cibi fritti facendo prima di tutto qualche doverosa premessa.
Perché si usa dire che “la frittura fa male”?
Il problema riguarda innanzitutto la temperatura dell’olio: se riscaldato troppo, l’olio può subire una serie di processi chimici da cui si formano alcune sostanze nocive. Per avere una frittura priva di sostanze tossiche è preferibile friggere ad una temperatura che oscilla tra 160 e 180gradi, poiché proprio in questo intervallo si ottiene la migliore cottura senza la liberazione delle suddette sostanze. Anche la quantità di olio è importante perché, al contrario di quanto si potrebbe pensare, se ne usassimo poco la temperatura scenderebbe anche fino a 150 gradi e gli alimenti non completerebbero adeguatamente la cottura assorbendo tanto olio. Quindi, meglio usarne di più piuttosto che rabboccarne ogni volta in pentola. Inoltre, è preferibile evitare di riutilizzare l’olio; meglio usarne fresco ad ogni nuova cottura. Quali sono i tipi di olio più adatti alla frittura? Olio di oliva e olio di arachidi. La loro caratteristica è di avere un’alta temperatura di “punto di fumo” ovvero per liberare sostanze tossiche devono raggiungere temperature pari rispettivamente a 210 e 180 gradi.
Pertanto, con i giusti accorgimenti, possiamo dire sì alla frittura, ma con moderazione!

Donatella Provvisiero

Biologa-Nutrizionista

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