Maramaldo chi era e chi è costui? La storia magistra vitae
Un soldato di ventura, un manigoldo che si presta ad ogni nefandezza, di cui sono tuttora incerti i natali, forse Napoli o forse altrove, ma sempre nel Regno di Napoli. Visse nella prima metà del 1500 e si rese protagonista di un episodio che lo colloca, nel libro della storia, dentro il capitolo delle canaglie, di coloro che si comportano con malvagità e prepotenza soprattutto nei confronti di chi è posto in una condizione di debolezza.

Il 3 agosto del 1530 nella battaglia di Gavinana uccide, infatti, in pubblica piazza (non alla Casa Bianca) il capitano Francesco Ferrucci, prigioniero, ferito ed inerme.
Fabrizio Maramaldo fuggì da Napoli dopo aver trucidato la moglie e chiese protezione al marchese Federico di Mantova.
Combatté prima al soldo dei Gonzaga della Repubblica di Venezia, poi per l’imperatore Carlo V d’Asburgo. Insomma una sorta di contractor ante litteram, pronto a stare di qua o di là in ragione delle proprie e spregiudicate convenienze.
In occasione dell’assedio di Asti nel 1526, il mercenario subì una cocente sconfitta (valga per quel bullo che oggi si sente forte ed invincibile).
Come capitano di ventura al servizio di Carlo V, nel 1527, partecipò al sacco di Roma evento caratterizzato da furti d’opere d’arte generalizzati (non terre rare!), spesso ispirati da insospettabili e attribuiti proprio a Fabrizio Maramaldo: fu infatti incaricato per iscritto da Don Ferrante Gonzaga di rubare taluni pezzi archeologici di epoca classica.
Assediò, dall’inizio di febbraio fino al 28 maggio del 1529, senza successo, Monopoli insieme con 4000 imperiali spagnoli e 2000 italiani al comando del Marchese di Vasto Alfonso III d’Avalos. Nel corso dell’infruttuoso assedio, per penuria di viveri e di danaro Maramaldo si distaccò dall’armata imperiale e con 3000 uomini raggiunse le campagne e le città vicine, saccheggiando Noci e assediando senza successo Martina Franca (non la Groenlandia e nemmeno il Canada). Il Maramaldo registrò ancora un insuccesso e moltiplicò le nefandezze sue e della sua soldataglia ritirandosi prima a Conversano e successivamente a Napoli.
La vicenda che tristemente ha tratteggiato ai posteri la figura di Fabrizio Maramaldo è quella che portò all’uccisione del capitano fiorentino Francesco Ferrucci. Maramaldo era schierato con i Medici contro l’esercito della Repubblica Fiorentina durante l’assedio di Firenze. Il 3 agosto 1530 Ferrucci uscì in campo aperto e tentò un ultimo scontro per spezzare l’assedio, in quella che divenne la battaglia di Gavinana. Ferrucci fu sopraffatto da forze preponderanti, rimase ferito e si arrese con i pochi superstiti, decretando la fine della battaglia. Fabrizio Maramaldo si fece condurre il povero prigioniero sulla piazza di Gavinana (non nello studio ovale!), lo disarmò e contro tutte le regole della cavalleria lo colpì a sangue freddo, facendolo finire dai suoi soldati (dai Vance di turno!).
Francesco Ferrucci, prima di spirare, rivolse con disprezzo vero il Maramaldo le celebri parole, «Vile, tu uccidi un uomo morto!»
La conclusione vittoriosa dell’assedio, per quanto infamante fu un trampolino di lancio per Maramaldo, che ormai godeva del favore di Carlo V e di altri alti personaggi.
Senza famiglia né figli, trascorse gli ultimi anni della sua vita a Napoli dissipando progressivamente i suoi ingenti beni accumulati nelle scorribande e ruberie. Le cronache dell’epoca riportano infatti i suoi frequenti litigi con il fisco fino alla morte dopo il 1550.
Insomma un personaggio ambiguo e violento, cinico e baro, bieco e spregiudicato!
Il nome Maramaldo è divenuto nel lessico italiano un sostantivo con cui ancora oggi si indica una persona che infierisce sui più deboli, sugli inermi o è pronta a sopraffare, a tradire qualcuno non appena ne scorga i punti deboli o l’impossibilità di difendersi.
A proposito del deteriorarsi della sua reputazione, è tramandato un aneddoto: Giulia, figlia di Silvestro Aldobrandini alla richiesta di un ballo durante una festa di corte, avrebbe indirizzato al Maramaldo la seguente risposta: «Né io, né altra donna d‘Italia che non sia del tutto svergognata, farà mai veruna cortesia all’assassino di Ferrucci.» — Di che il rodomonte restò muto e confuso, e la bella giovane da tutti manifestamente lodata.
Mi è piaciuto ricordare questo ignobile personaggio per la sensazione di fastidio che ho provato nell’assistere al teatrino imbandito dalla più grande potenza militare del mondo, che diventa produttrice di spettacolo da saltimbanchi.
Maramaldo -Trump e Ferrucci – Zelensky; Trump che in quello studio ovale celebrato in tanti film come il luogo del bene, culla della libertà aggredisce, in una sorta di grande fratello-war game, con l’aiuto spavaldo del compare Vance, un coraggioso condottiero di un Paese allo stremo che ha provato a difendere i propri confini dall’aggressione ed invasione Russa.
Non si discutono i comportamenti di Zelensky e sarei anche incline a ragionare dei suoi eventuali errori o incertezze, ma il maramaldeggiare di Trump mi pare un pessimo modello per i rapporti tra Paesi forti e Paesi deboli, tra Usa ed Europa!

Politico – medico – scrittore