Non mi pento: la difesa della libertà di pensiero oltre i dogmi. Il caso Nola

Nola è una città che non rinuncia a rivendicare la paternità di uno dei suoi più luminosi figli, che ha sempre cercato di diffondere la luce della verità, che la chiesa ha brutalmente, e per sempre, spento. Da sempre considerato pericoloso per la cristianità tutta, il suo pensiero, capace di sfondare le alte mura del dogmatismo, è stato condannato con uno dei più lunghi processi della Controriforma, conclusosi con l’atto brutale di averlo condotto al rogo con «la lingua in giova», cioè in una morsa di legno, affinché non potesse esalare neanche un ultimo sussulto di verità, nel 17 febbraio del 1600. Così Nola approfitta del quattrocentoventiquattresimo anniversario della sua morte per ricordarlo -e si spera non smetterà di farlo- nonostante i divari con le autorità ecclesiastiche. Non a caso, dopo l’evento di chiusura delle Giornate Bruniane, nel quale è stata predisposta la proiezione di immagini sul timpano della Cattedrale, il Vescovo della Diocesi, sua Eccellenza Francesco Marino, non ha esitato ad esprimere il proprio dissenso: “[…] riguardo all’opportunità della
proiezione di immagini, stridenti dal punto di vista simbolico, sul timpano della cattedrale, sarebbe stato necessario richiedere quantomeno il previo consenso o l’autorizzazione della Curia nolana.” Sicuramente, trattandosi di una proprietà privata, è più che legittimo pronunciarsi in merito ad una effettiva manchevolezza.
Nola però è da sempre stata una città caratterizzata da una fede veramente sentita, e da una venerazione dei santi ineccepibile, e non si parla soltanto della Festa dei Gigli, ma di culti in cui ancora oggi, nel 2024, la popolazione tutta continua a stringersi. Però non può dimenticare che, utilizzando le parole di Giulio Ferroni, critico letterario, “La repressione e la sconfitta che in modi diversi subiscono (Bruno, Campanella, Galilei) rappresenta un grave scacco per tutta la ricerca intellettuale italiana, […] che forse costituisce una delle ragioni dell’arretramento della nostra cultura rispetto alle grandi culture europee.” Dunque, per quanto fedele e cattolica sia, la città, nel suo piccolo, deve continuare a portare la luce sulla verità, in una sempre libera espressione di idee e pensieri, poiché, e gli eventi mondiali e nazionali dell’ultimo periodo ce lo stanno insegnando a caro prezzo, non è assolutamente questo e non dovrà mai esserlo, il momento di essere reticenti.

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