Sette buone ragioni che hanno spinto gli elettori sardi a bocciare il centro destra!

1) La Sardegna rientra nel novero delle regioni Obiettivo 1 e quindi beneficiaria di significative risorse: Fondi strutturali, Fondo di sviluppo e coesione, Piano nazionale di ripresa e resilienza e Fondo complementare.

Una quantità significativa di risorse che il governo Meloni in una sorta di rivoluzione centralista copernicana ha paralizzato in attesa di una fantomatica governance “unitaria” di tutti i piani.

L’intento è encomiabile: evitare sovrapposizioni, semmai migliorare la performance della complementarietà degli interventi.

Il risultato però è stato disastroso. Di fatto gli enti destinatari delle somme previste si sono trovati nella impossibilità di proseguire nelle attività di conferimento incarichi di progettazione e di bandi per la incertezza determinata da una serie infinite di dichiarazioni contraddittorie e norme confuse.

2) Molte regioni, prevalentemente del nord hanno già stipulato patti col governo nazionale per rendere disponibile le risorse FSC 2021/27. Alla Sardegna questo non è stato concesso e ne è derivata una impasse generalizzata di tutti i progetti in essere o in cantiere.

3) La Sardegna si è vista cancellare la Zes che durante il governo Draghi aveva visto la sua luce anche con la nomina di un valoroso commissario. Si è ritenuto di rendere zona economica speciale l’intero territorio regionale. Anche in questo caso alla dichiarazione di principio apprezzabile non ha fatto seguito alcun atto ed ogni investimento privato è fermo, congelato, in attesa che meglio si definiscano i contorni normativi e soprattutto sia chiaro l’ammontare delle risorse disponibili per le misure di vantaggio fiscale.

4) Ma la regione Sardegna era anche destinataria di oltre 50 milioni di euro per due interventi nell’ambito degli ecosistemi dell’innovazione che avrebbero alimentato ricerca, innovazione tecnologica e recupero urbanistico di ruderi industriali: anche questi cancellati con un colpo di spugna.

5) Il governo Meloni nell’ultima legge di bilancio ha depennato 4,6 miliardi di euro del fondo perequazione infrastrutturale: circa 280 milioni sarebbero andati per opere infrastrutturali proprio alla Sardegna. 

6) Il governo Draghi aveva avviato una utile interlocuzione per la stipula di un Contratto istituzionale di sviluppo, puntualmente messo nel dimenticatoio dal governo Meloni.

7) Se a queste misure aggiungiamo che il 40% delle risorse Pnrr destinate per norma al Sud (e quindi anche alla Sardegna) è ben lontano dall’essere raggiunto comprendiamo come le politiche del sud in Sardegna in 18 mesi di governo Meloni abbiano generato disillusione, sfiducia e legittima avversione.

Quanto basta, insomma, per spiegare il giudizio severo e critico nei confronti del governo Meloni e delle politiche di coesione.

Anzi oserei dire finalmente un giudizio ragionato e motivato da parte di elettori maturi che misurano e giudicano 18 e passa mesi di governo delle destre.

Paolo Russo

Responsabile per il Mezzogiorno nella Segreteria Nazionale di Azione – medico – scrittore

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