Moody’s salva l’Italia: conferma il rating Baa3

La sentenza è arrivata nella serata di venerdì 17: l’agenzia di rating Moody’s ha confermato il rating Baa3, il più basso tra i giudizi di investment grade, ma ha alzato l’outlook, ossia il parere dell’agenzia sulla probabile direzione del rating nel medio termine, da negativo a stabile. Questa prospettiva denota una bassa probabilità di modifica del giudizio nel medio termine. Invece, un ulteriore declassamento avrebbe fatto precipitare l’Italia al cosiddetto livello “junk” (ovvero “spazzatura”), secondo cui i titoli di stato italiani sarebbero stati considerati speculativi, cioè caratterizzati da un rendimento elevato per via dell’elevato rischio di insolvenza.
La decisione di Moody’s non ha destato particolari timori sui mercati, come testimoniato dall’andamento dei Btp. Infatti, alla vigilia del giudizio, lo spread è perfino sceso dai 176 punti base di giovedì sera ai 173, per poi risalire nella serata di venerdì 17 a 177 punti base. Il calo dello spread è probabilmente attribuibile al ribasso del prezzo del petrolio di giovedì, per poi risalire quando il prezzo si è ripreso. Nell’ultima «credit opinion» di maggio, Moody’s aveva chiaramente specificato gli eventi che avrebbero comportato un declassamento del rating dell’Italia. Tra questi “un indebolimento significativo dell’economia e della forza finanziaria”, un minore sforzo politico nell’implementazione del Pnrr, il “ritorno di una crisi energetica” e “segnali di un significativo aumento della dinamica del debito”. Aspetti ancora critici, ma che non si sono manifestati. Al contrario, secondo l’agenzia di rating, le prospettive di crescita nel breve periodo per l’Italia “sono sostenute dall’attuazione del Pnrr, ma anche dai recenti miglioramenti del settore bancario”, sottolineando il rafforzamento del comparto bancario italiano in termini di patrimonialità, redditività ed efficienza operativa. Infine, i rischi legati alle forniture energetiche sono diminuiti per il clima mite dello scorso inverno, ma anche per il concreto sforzo politico nella diversificazione delle forniture e nel rafforzamento dell’infrastruttura energetica.
Nella relazione Moody’s ha comunque evidenziato i rischi legati al livello elevato del debito pubblico italiano, sottolineando la necessità di una riduzione del deficit e di un surplus primario per stabilizzare il debito. Secondo le previsioni degli esperti, il rapporto debito/PIL diminuirà dal 141,7% del 2022 al 140,3% nel 2023, attestandosi tuttavia su un livello ancora troppo alto rispetto a quello pre-pandemia. Inoltre, gli analisti hanno ravvisato “alcuni rischi per la traiettoria fiscale legati a obiettivi politici del governo”, con particolare riferimento alla riforma dell’Irpef.
“Accolgo con molta soddisfazione la pronuncia di questa sera. E’ una conferma che, seppure tra tante difficoltà stiamo operando bene per il futuro dell’Italia”, ha dichiarato soddisfatto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. I Btp, dunque, chiudono la stagione autunnale senza scossoni, in attesa dei prossimi impegni in primavera.

Gianmarco Accardo

L'ora di Economia

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