La Legge di Bilancio non guarisce i problemi della Sanità

Esprimo tutto il mio disappunto sul magro contentino che la legge di bilancio ha voluto offrire al mondo della salute.

Pensavo che la drammatica esperienza del Covid avesse fatto comprendere quanto sia importante avere strutture ospedaliere adeguate ed una medicina di territorio capace di intercettare bisogni ed attese di salute. Invece devo registrare, non senza amarezza, una assoluta inadeguatezza delle misure poste in campo, frutto di superficialità, incompetenza e pure mala fede.

Dicono: “ Ci abbiamo messo tre miliardi”. Omettono di riferire che queste risorse servono a coprire a mala pena il “nuovo” contratto appena siglato per i medici ospedalieri e che si sarebbe dovuto riferire al triennio 2018-2021 (siamo già in ritardo di 22 mesi rispetto al nuovo contratto senza rendere operante il precedente…). 

Forse questo tempo avrebbe potuto consentire un atto di responsabilità nazionale verso quegli angeli celebrati: cancellare le liturgie stantie di una contrattazione peregrina e mettere sul piatto il raddoppio degli stipendi in sanità ed un nuovo modello di misura che prescinda dagli orari e che focalizzi i risultati di ogni operatore!

Dimenticano di considerare che in legge di bilancio non vi è alcuna misura per ridurre l’emorragia di medici, infermieri e sanitari che preferiscono l’estero, il privato e persino la pensione pur di non lavorare nella disastrata sanità regionale.

Il nuovo contratto copre al solo 60% la perdita di potere di acquisto del triennio 18/21.

Insomma aumenti stipendiali irrisori e nessun pur timido tentativo di avvicinarsi agli stipendi di Germania, Spagna, Francia o Svizzera.

Tutto brutto in questa legge di bilancio?

Assolutamente no. Anzi si legge in trasparenza una prudenza apprezzata per evitare di alimentare le perplessità dei mercati sempre attenti ad azzannare quel Paese che si dimostrasse improvvido e spendaccione.

Poche misure realmente efficaci e capaci di invertire una tendenza al ribasso delle stime di crescita.

Ma comunque si apprezza una finanziaria che sostanzialmente non c’è. Meglio questo vuoto che le spericolate promesse elettorali fatte di danaro per tutti, pensioni per tutti e zero tasse per tutti.

La Meloni non mantiene una sola promessa elettorale (Flat tax, quota 103 e chi più ne ha più ne metta…), ma fa assolutamente bene, come fa bene a ritirare la legge che avrebbe vietato ogni forma, anche solo di studio e ricerca, della carne sintetica.

Insomma la Meloni premier si dimostra più affascinante dal punto di vista politico della Meloni leader del primo partito italiano.

Paolo Russo

Responsabile per il Mezzogiorno nella Segreteria Nazionale di Azione – medico – scrittore

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