I poveri mangiano meglio dei ricchi: ecco perchè Lollobrigida ha torto

Domenica pomeriggio 27 agosto una calura insopportabile, appena mitigata dal fresco condizionato e spinto del supermercato di una nota marca.
Tante le macchine nel piazzale alla ricerca di un posto dove poter parcheggiare, dentro corridoi e scaffali pieni come non mai.
Si ritorna dalle vacanze (chi ha potuto farle!) si comincia daccapo con la ripresa del lavoro e della scuola per ragazzi ed insegnanti.
Famiglie con bimbi allegri, occhialuti e vocianti, carrelli pieni e code chilometriche alle casse. Silenzioso attendo il mio turno.
Mi accorgo d’un colpo che se vi è un luogo dove la privacy è un optional ed è consentito a tutti sbirciare nel carrello altrui quello è la fila alle casse, altro che analisi sociale dello scontrino.
Dopo di me una signora dimessa, in mano un pacco di pasta corta, pane, due bottiglie d’acqua e due uova: paga con 10 euro stropicciati.
Prima di me due carrelloni strapieni fino all’inverosimile che scaricano sul tappeto rotante della cassa centinaia di prodotti: finta bottiglia di coca cola in versione italiana, bevande gassate dai colori vivaci, acqua minerale, la più economica dalle insegne che ammiccano alle più note marche, merendine e nutella, biscotti burrosi, due bottiglie di the e cioccolata private label, tanta pasta super economica ed olio vergine di oliva in offerta a 2 euro. Latte a lunga conservazione e uova. Mortadella e formaggini. Salame e formaggi, due confezioni di bastoncini di pesce e carne in scatola, panzarotti congelati e un brick di vino a 2.50, gelato di cui non leggo la marca… zero verdura, niente frutta e soprattutto zero pesce fresco.
Il conto è di 92 euro (alla faccia della privacy).
Il mio è poco meno: pesce fresco, verdura, frutta, vino, prosciutto e tanta frutta.
Forse, prima di estemporanee esternazioni, un ministro dovrebbe farsela una passeggiata tra le mense sociali che si raddoppiano (per fortuna!) nel nostro Paese grazie ad una rete straordinaria di solidarietà ed amore per il prossimo o anche nei supermercati di periferia dove incrocerebbe i carrelli dei nuovi poveri: lavoratori e lavoratrici che stringono la cinghia per garantire ai figlioli un futuro migliore.
I ricchi mangiano molto meglio caro Francesco e quando mangiano male lo fanno per snobismo od ignoranza. Noi dobbiamo preoccuparci dei tanti bimbi che giungono in età scolare senza aver mangiato un piatto di pesce, frutta di stagione, verdura fresca e legumi.

Paolo Russo

Responsabile per il Mezzogiorno nella Segreteria Nazionale di Azione – medico – scrittore

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