Con chi starebbero oggi Saragat e Craxi?

Il 19 gennaio, proprio oggi, di 23 anni fa moriva in esilio Craxi: protagonista indiscusso di un trentennio della vita politica e sociale del nostro Paese. 

Sgombro subito il campo dagli equivoci: non ho mai votato per il Psi di Bettino.

Non si può non riconoscere però il valore di uno Statista che ha impreziosito il valore del nostro Paese con lungimiranza, coraggio e determinazione.

Prima la metamorfosi, con il congresso del ‘76, energica e definitiva del Psi De Martiniano e massimalista in un partito socialista europeo e democratico, sulla scia dei grandi partiti socialdemocratici del nord Europa a partire da quel rapporto sempre più stretto con l’SPD di Willy Brandt, protagonista indiscusso dell’internazionale socialista e delle scelte, queste sì, rivoluzionarie  fin dalla  Bad Godesberg.

Da massimalista costola del Pci divenne, il partito socialista italiano, orgogliosamente riformista ed interlocutore in chiave di modernità dei nuovi bisogni senza nascondere i ritardi e le criticità di una sinistra ancorata a vecchi schemi, riti ed ideologismi.

Craxi indicò senza tentennamenti la strada dei socialismo democratico sulla scia di quel gigante del riformismo europeo che fu Giuseppe Saragat.

Seppe comprendere ed anticipare le trasformazioni della società contadina e post industriale ponendo al centro dell’attenzione l’uomo, le sue competenze  e soprattutto un modello di società liberale e del benessere che premia il merito e rispetta il bisogno senza dimenticare gli ultimi.

Ricordo la sua battaglia sulla scala mobile e la storica firma dei nuovi Patti Lateranensi. Era un politico che indicava la strada senza lisciare il pelo ai desiderata particolari, ai micro interessi, alle sacche di privilegi parassitari.

Responsabilità e carriere separate per magistrati, ed uno Stato più forte: altro che i 21 staterelli del regionalismo di oggi.

Non rincorreva una suggestione quando non aveva un disegno, non costruiva la prospettiva su di un sondaggio.

Dignità e compostezza, ma soprattutto grande senso dello Stato quando difendeva il nostro Paese in quella tragica vicenda di Sigonella, anche da un alleato strategico del valore e del peso degli USA.

Finanziamento della politica ed il suo memorabile intervento in Parlamento a seguito di quella stagione rivoluzionaria interpretata dal pool mani pulite di Milano.

“Quando i giudici si proclamano sacerdoti di una «rivoluzione», quando si appellano ai sentimentidella piazza, aizzati da chi ha un suo specifico motivo per farlo, la giustizia ha già perso le sue virtù, che sono l’obiettività, la verità, l’equilibrio, la serenità e l’umanità”: così chiosava…

Il tempo sta ricollocando nei giusti termini la questione: taluni ladri che approfittavano di un sistema di finanziamento ai partiti (tutti!) che avevano garantito 50 anni di crescita economica, di sviluppo e soprattutto di pace e democrazia.

Quei ladruncoli consentirono ad una entità ancora ignota che si perpetrasse un golpe al grido di mani pulite.

In realtà fu soltanto una rivoluzione di classe dirigente con centinaia di vite stroncate e migliaia di carriere stravolte. Il Paese ci perse in autorevolezza e prestigio, ma subì anche lo shopping di privatizzazioni di gioielli nazionali da parte di imprese nazionali ed estere. In altre parole saccheggiato ed impoverito.

Craxi si sottrasse alla cattura da esule: non fu difeso a sinistra perché si pensò di cogliere l’occasione per regolare definitivamente la partita tra comunisti e socialisti con l’annessione dei “reduci” senza condizioni né ideologiche, né culturali, men che mai organizzative; nemmeno a destra si alzò un dito, forse troppi erano gli scalmanati fascisti od eredi di quella tradizione, che all’hotel Raphael gli vomitarono addosso, in una scena da medioevo, centinaia di monetine.

Saragat, Craxi oggi con chi starebbero in questo bipolarismo strumentale tra populisti e revanchisti, tra giustizialisti e anti europeisti, tra sovranisti alla amatriciana e ladruncoli europei?

Provo ad immaginarlo: starebbero a costruire un partito liberale, riformista, popolare che guardi ai giovani come valore assoluto, che premi lo studio, il merito e le competenze, che difenda la nostra cultura in una cornice europea e cristiana.

Paolo Russo

Responsabile per il Mezzogiorno nella Segreteria Nazionale di Azione – medico – scrittore

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