Casamicciola, troppo facile trovare sempre un altro capro espiatorio

Un triste rosario di morte e dolore, dèjà vu amaro di pianti e recriminazioni, video shock, sciacalli, profittatori e dichiarazioni fotocopia o di circostanza, numeri dati a caso anche quando si parla di vite umane.

Questa la scaletta di una tragedia annunciata, prodromo di altri drammatici eventi sin quando non si decida di porvi rimedio.

Proviamo a fare ordine:

La vulgata comune suggerisce:  è colpa dell’ abusivismo ed in realtà quando si costruisce sul greto di un canale di scolo, o peggio a ridosso di aree ad alta franosità fin troppo semplice è la diagnosi.

Si tratta di recenti manufatti? No! Prevalentemente sono costruzioni risalenti agli anni 1980, 1990 e 2000.

Eppure languono migliaia di pratiche di condono presso gli uffici tecnici dei comuni ed alcune più “complesse” fanno da tappo alle altre.

Nel caso di Casamicciola sono circa 3150 e di queste solo poco più di 150 sono state evase. Insomma ne è  stato formalmente esaminato meno del 5%. Rimane il restante 95% in un comune che conta 7600 abitanti per circa 3000 nuclei familiari. In pratica ogni famiglia ha  – la media fa torto a chi proprio non ne ha-  per lo meno un abuso da provare a regolarizzare.

Queste pratiche andrebbero rapidamente esaminate ed adottati i provvedimenti conseguenti: rilascio della regolarità urbanistica, pagamento degli oneri o anche abbattimento o acquisizione al patrimonio pubblico.

Quale sindaco mai si avventurerà in un esercizio tanto periglioso e sicuramente insostenibile sul piano elettorale? Nessuno.

E allora o aspettiamo il prossimo evento calamitoso foriero di morte e distruzione, ma senza prendercela con la natura,  o seguiamo una delle due strade:

  • si commissarino i comuni, si affidino poteri speciali al fine di esaminare tutte le pratiche e procedere nelle azioni conseguenti anche utilizzando il genio militare;
  • si attribuisca una ulteriore responsabilità ai ritardi ed alle omissioni dell’ufficio tecnico sino alla sospensione od al licenziamento dei funzionarti incaricati.

Non mi impiccherei se si varasse anche una norma che consenta maglie più generose per la regolarizzazione dei manufatti privi di titolo abitativo che non comportino però pericolo o nocumento ai fini del dissesto idrogeologico, sismico e paesaggistico.

Le risorse del Pnrr orientate in questo senso abbondano (missione 2 componente 4) parliamo di oltre 10 miliardi (un’occasione irripetibile), ma vanno utilizzate secondo criteri rigorosamente scientifici al fine di mitigare i danni e monitorare le aree a più alto rischio per evitare per lo meno la perdita di vite umane.

Evitiamo che si continui a sproloquiare come fa la Regione: ci dicano quante e quali le risorse sono state destinate all’isola per contenere il dissesto. Troppo facile trovare sempre un altro capro espiatorio.

A proposito, ma questa è vicenda che poco interessa, sabato mentre sull’isola verde si cercavano i dispersi ed ancora si lottava con la furia dell’acqua e la montagna di fango, mentre le immagini social inondavano i nostri telefonini, mentre le tv ci offrivano la tragedia in diretta, a Napoli come in tutta la regione impazzava la movida, eventi luccicanti ed iniziative pubbliche e persino inaugurazioni politiche – bisogna riconoscere alla sensibilità del sindaco Manfredi e del Ministro Sangiuliano l’annullamento della prima del San Carlo –  e a  nessuno è venuto in mente che in segno di rispetto per quelle vittime, per quei feriti, per quegli sfollati e per l’intera comunità ischitana forse maggiore sobrietà non avrebbe guastato.

Ma questi comportamenti sono figli di quella civiltà che avrebbe potuto impedire le devastazione di madre terra e quindi evitato questi esiti mortali.

Paolo Russo

Responsabile per il Mezzogiorno nella Segreteria Nazionale di Azione – medico – scrittore

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