Altro che le marce di De Luca pagate dai cittadini: qui bisogna garantire ospedali, trasporti e formazione

Anche a Saragat nel ‘47 toccò una dolorosa scelta di campo: sostenere l’alleanza delle sinistre o rompere il fronte popolare e marcare così la sua distanza da ogni posizione massimalista.

Preferì, non senza il travaglio di una scelta difficile che comportava umane lacerazioni fino alla scissione della propria comunità politica, ribadire il suo filoatlantismo, la sua vicinanza agli Stati Uniti e la sua distanza siderale dall’Urss di Lenin e Stalin. Subì, per questo, dalla sinistra una campagna denigratoria di calunnie e dileggio fino alla leggenda del suo apprezzamento per il vino, eppure rimane il leader italiano che di più ha contribuito a consolidare il nostro futuro di pace, di libertà e di giustizia.

Era inviso alla sinistra e quindi è tutt’oggi sottaciuto,  meno celebrato, quasi dimenticato e riposto artatamente nella teca dell’oblio…

Ruppe con Nenni e Pertini lasciando che questi, insieme alle correnti di sinistra, abbracciassero il Pci di Togliatti sulla linea della internazionale socialista.

Saragat non si lasciò irretire da un pacifismo peloso che avrebbe rappresentato l’anticamera di una soggiacenza al blocco di Varsavia.

Scelse orgogliosamente la Nato, i valori della democrazia, della libertà e della pace tra i popoli.

Quello è stato il presupposto lungimirante per 70 anni di sviluppo, di crescita e di pace. La storia ci ha dato ragione -disse poi-. Invero fu anche la premessa per le tardive conversioni al riformismo moderato dei socialisti con Craxi nel ‘76 e la svolta della Bolognina del Pci di Occhetto nel ‘94.

Ora, il Pd, si trova di fronte al medesimo bivio: accondiscendere alla deriva pacifista (sostanzialmente filo putiniana) e rincorrere così i 5 stelle offrendo agli elettori una copia sbiadita ad un originale lucidamente e cinicamente costruito da Conte, o piuttosto potrebbe  spingersi fino a costruire una forza autenticamente riformista, socialdemocratica, alleata dei liberali per garantire al nostro Paese politiche moderne e non populiste, che tutelino il diritto  alla salute, all’assistenza, alla mobilità nel rispetto delle competenze e del merito.

De Luca si è subito iscritto (dopo aver dileggiato a lungo i 5s) alla deriva putiniana (tipica anche di una certa destra) addirittura proclamando, sulla scia del Masaniello che fu de Magistris, una giornata di rivendicazione pubblica (a spese dei contribuenti) del disarmo (immagino unilaterale). Un modo furbesco per distrarre i cittadini campani dalle inefficienze bibliche della Regione!

Altro che marcia per la pace, qui c’è da fronteggiare e subito il caro bollette ed a Napoli e nel sud occorre semmai una mobilitazione per una sanità che prevenga le malattie e le curi, per una scuola di qualità che sappia dare prospettiva di lavoro ai nostri ragazzi.

A noi di Azione tocca costruire un’alternativa liberale e riformista che indichi la pace ed il rispetto dei popoli e delle nazioni, che  spieghi quanto sia indispensabile per garantire sviluppo e posti di lavoro, avere ospedali moderni, una formazione qualificata, trasporti civili ed un’assistenza per chi ha bisogno senza lasciare alcuno indietro.

Noi attenderemo i riformisti delusi dal populismo ondivago di destra e di sinistra per costruire la casa degli italiani, soprattutto di quei ragazzi che vogliono misurare le proprie competenze senza l’obbligo della emigrazione, che vogliono ricostruire il tessuto etico dei propri territori e che rifuggono le categorie delle contrapposizioni strumentali che nascondono interessi ed incompetenti.

Paolo Russo

Responsabile per il Mezzogiorno nella Segreteria Nazionale di Azione – medico – scrittore

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