Ricordi di lockdown: il reportage

Assisi, Bergamo, Monza e Napoli: ciò che gli italiani non dimenticano.

Alcuni ricordi non sbiadiscono ma restano impressi e nitidi per ognuno di noi, anche a distanza di tempo.

Vale lo stesso per 4 persone di diverse zone di Italia alle quali è stata posta questa domanda da Ti Lancio News: “Cosa ricordi del lockdown scattato a marzo 2020? Qual è la tua percezione predominante?”

Ecco come gentilmente hanno risposto.

Giulio, 50 anni, di Monza, autista di carro attrezzi

Strade deserte

Giulio ci pensa un attimo e poi risponde spedito dicendo che la sensazione che ricorda in modo preponderante è sicuramente il silenzio. Gli passa per la mente una foto custodita nel suo smartphone scattata in un giorno lavorativo all’ora di punta che ritrae la Tangenziale Est di Milano da lui definita “crocevia lombardo, dove tutto parte e dove tutto arriva” ma in quell’istantanea c’e solo la strada deserta. L’ha conservata perché in tutta la sua vita non aveva mai visto quel luogo in quel modo.

Claudio, 39 anni, di Bergamo, insegnante di musica

Sirene delle ambulanze

Claudio è pugliese ma insegna musica da un decennio in una cittadina della bassa bergamasca. Abita a 200 m dal pronto soccorso e ricorda le infinite sirene delle ambulanze e le tante telefonate della madre da Taranto in apprensione. Ci parla di numerosi suoi conoscenti tornati al sud alla notizia del blocco dell’Italia e quando gli è stato chiesto perché lui non fosse rientrato dai suoi risponde senza esitazione: “La mia speranza era che le scuole riaprissero!”.

Roberta, di Napoli, insegnante di inglese

Messaggi ai cittadini

Anche il ricordo predominate di Roberta è sonoro e rimanda ai messaggi lanciati ai cittadini a gran voce dalle auto istituzionali che girando per le strade esortavano a restare in casa e ad uscire solo per necessità. Lo racconta con enfasi, riportando alla memoria una percezione di disorientamento, dice che le sembrava di vivere in un’altra epoca.

Alice, 52 anni, di Assisi, artista

Turismo

Alice in premessa ci dice che in Umbria il lockdown non è stato come quello visto ai tg, perché nella sua regione c’è una densità abitativa più bassa.
Quindi non ricorda certamente le file interminabili ai supermercati per accaparrarsi i generi di prima necessità, ma si avverte una profonda emozione quando ci parla del suo lavoro. Alice ha una bottega d’arte in un luogo che si nutre di turismo. I visitatori ad oggi ancora non sono tornati, ma lei con orgoglio e speranza ci parla di un giorno di qualche tempo fa quando nel suo negozio ha sentito 8 lingue diverse nello stesso momento ed è molto fiduciosa nella ripartenza.

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