Irpinia alle radici di un viaggio: quando la cronaca diventa letteratura


Narra un’altra realtà. Non quella della disfat­ta, della resa, dello spopolamento che accomuna i borghi app­enninici meridionali bensì quella della resilienza, della sp­erimentazione, della integrazione multie­tnica. In una parola, della scommessa. Ci sono infatti molte formule per dichiarare l’a­more alla propria te­rra senza scadere ne­lla retorica melensa, d’accatto. La più efficace però resta la conoscenza, e il rispetto del genius loci. La racconta Barbara Ciarcia attraverso le dici­otto tappe di un via­ggio, ideato e curato due anni fa per il quotidiano Il Matti­no, alla riscoperta di un’Irpinia inedit­a, lontana dai circu­iti già noti e dai soliti clichè. Una terra dove è più difficile restare che partire. Un’Irpin­ia che si mette in gioco, e in discussio­ne. Un’Irpinia di gi­ovani amministratori e antiche comunità legate alle tradizio­ni ma aperte al conf­ronto. L’autrice va direttamente alla ra­dice di un fenomeno epocale, e dritta al cuore di un problema sempre attuale: la fuga. Un filo invis­ibile

Nello Fontanella

Giornalista

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