110 e lode ai tempi del Covid-19. Tesi sul primo processo in Italia per disastro ambientale

Laurea in giurisprudenza, rigorosamente on line, alla Università di Salerno con una tesi da 110 e lode sui reati ambientali.  “Operazione Terra Mia. Lo sviluppo degli eco reati e la scienza nel processo penale”, è partita dalla prima indagine per disastro ambientale condotta dal giovane pubblico ministero della Procura della Repubblica di Napoli Federico Bisceglia, scomparso qualche anno fa in un tragico incidente stradale, la studentessa Antonella Porciello di Roccarainola per poi ricostruire il traffico di rifiuti tossici e l’inquinamento di una consistente fetta di terra a cavallo delle province di Napoli e Caserta. La laurea ai tempi del Covid-19 però. On line ma con vestito delle grandi occasioni e i festeggiamenti post discussione rigorosamente in casa per Antonella Porciello che ha sviluppato la tesi sul primo processo in Italia per disastro ambientale. Sedici persone arrestate, 18 denunciate a piede libero, un giro d’affari illegale di circa 3 milioni di euro. Veniva individuata nel triangolo dei veleni tra Nola, Acerra e Marigliano l’organizzazione che smaltiva illegalmente i rifiuti derivanti dalla lavorazione dei metalli, generando un inquinamento tale da configurare l’ipotesi di reato di disastro ambientale. Per la prima volta in Italia reato richiamato in una ordinanza di custodia cautelare. “Sono partita dal diritto penale sull’ambiente, ricostruendo la prima indagine avvenuta in Italia con questo capo d’imputazione – dice la neo laureata – fino a ipotizzare l’utilizzo dei dati scientifici  in correlazioni alle  morti nella Terra dei Fuochi”. Si é documentata Antonella Porciello, letto gli atti, ha effettuato interviste, a cominciare dal generale comandante del Gruppo Carabinieri Forestali della Campania Ciro Lungo, all’epoca capo del Nucleo Investigativo del Corpo forestale dello Stato al quale furono delegate le indagini. 25 discariche illegali (a Nola, Acerra, Marigliano e Francolise nel Casertano), 35 autocarri e veicoli impiegati per il trasporto dei rifiuti, e 4 aziende nel napoletano che trattavano il recupero e lo smaltimento di rifiuti dai rottami ferrosi. Almeno 120 ettari di terreno nel triangolo dei veleni Nola, Acerra, Marigliano – territorio in cui le ecomafie da tempo sversano rifiuti anche tossici provenienti da tutta la penisola – secondo gli accertamenti degli inquirenti sono pesantemente inquinati da polveri di abbattimento dei fumi degli altoforni (fonti principali di diossina), scorie saline, schiumature di alluminio e car-fluff (frazioni di rifiuti derivanti dalla rottamazione dei veicoli dopo aver eliminato le parti metalliche). Relatore il prof. Gaspare D’Alia, la commissione è apparsa molta interessata al lavoro. Antonella aveva immaginato una discussione in aula con la presenza del generale Lungo e alcuni dei protagonisti dell’indagine ma spera nella proclamazione in aula appena passata l’emergenza. Intanto farà omaggio di una copia della tesi ai familiari di Federico Bisceglia.

Nello Fontanella

Giornalista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *