Dopo la crisi più pazza del mondo, un inciucio

Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco: questa mi sembra la metafora più azzeccata della più pazza crisi di governo cui abbia mai assistito. Matta perchè annunciata l’8 di agosto all’indomani della fiducia incassata a mani basse sul decreto Sicurezza bis. Bislacca per la terza Camera estiva da cui è stata annunciata (un tempo quando non erano le Camere istituzionali era Porta a porta): il Papeete. Irrituale perché non ha seguito nessuno dei percorsi ordinari ed istituzionali sinora sperimentati. Incomprensibile é stata la mozione di sfiducia presentata al proprio governo dalla Lega senza che i ministri della Lega si siano mai dimessi: una sorta di autosfiducia. Spregiudicato il repentino ed immotivato ritiro della stessa mozione quasi a voler nascondere quella “manona”che pur la pietra aveva lanciato! Una crisi che si conclude nel peggiore dei modi con un governo di “risulta”, un governo cioè di tutti quelli che avevano in antipatia Salvini e le sue politiche: un governo contro!

Non credo che questa compagine giallo-rossa possa far peggio di quella giallo-verde, ma di certo statalismo ed assistenzialismo saranno i must delle politiche dell’esecutivo. Non posso aspettarmi nulla da singoli ministri, nessuno mi pare si sia distinto particolarmente nella propria esperienza professionale e personale da lasciar presagire fantomatici scoppiettii o mirabolanti successi. Sarà il governo che frenerà l’autonomia differenziata per le regioni, ma la frenerà non per consentire ai cittadini del Sud uguali diritti, ma per lasciar che le cose vadano semplicemente nella direzione sbagliata tra indolenza ed abulia.

Sarà un governo che crede che la vicenda Terra dei fuochi si risolva con strumenti di polizia. Sarà un governo che lascerà consolidare l’idea che è possibile ottenere uno stipendio senza lavorare ed una pensione pur senza averla maturata: tutti diritti che pagano prevalentemente quei tanti giovani che emigrano dal Sud verso “i” Nord. Sarà il governo che preferisce pagare chi non lavora e tassare chi lavora e chi produce. Insomma si aggiungerà declino al declino.

A noi resta ricostruire e rilanciare un’area sociale e politica di chi crede nello Stato laico e non invadente, di chi vuole che la scuola insegni e non indottrini, ma anche di chi vuole egual numero di asili a Reggio Emilia ed a Caserta. Di chi crede nella intrapresa e si batte contro l’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica.

Leggimento

di Paolo Russo Deputato al Parlamento, medico e scrittore

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