Elezioni Comunali 2025 a Marigliano: l’analisi dei linguaggi della comunicazione social dei candidati al consiglio comunale
La campagna elettorale per le Comunali 2025 a Marigliano si è chiusa da pochissimo, ma i segnali lasciati dalla comunicazione social dei candidati al consiglio comunale continuano a parlare. E raccontano molto più di semplici slogan o immagini coordinate: rivelano visioni del mondo, approcci alla politica e modelli di relazione con i cittadini profondamente diversi.
Comunicazione a confronto
Due filoni comunicativi si sono imposti con chiarezza. Da una parte, una proposta fondata sulla speranza, sull’ascolto, sull’idea di ricostruire il legame tra cittadini e istituzioni. Una comunicazione gentile, ma non per questo meno incisiva. Toni pacati, messaggi positivi, paesaggi familiari: la città viene mostrata nei suoi scorci più significativi, evocata come spazio comune da rigenerare. Le parole chiave sono “cura”, “futuro”, “comunità”. In questo universo comunicativo, il candidato si presenta come parte di un tutto, come interprete di un progetto collettivo. Nessun proclama, ma storie. Nessun attacco, ma valori. L’immagine pubblica viene costruita su una dimensione empatica e narrativa: il cittadino non è chiamato solo a votare, ma a partecipare a un percorso.
Dall’altra parte, si fa strada un approccio diametralmente opposto. Qui il focus non è tanto su ciò che si propone, ma su ciò che si rifiuta. È la logica del “contro”: contro l’avversario,, contro chi rappresenta una visione opposta. Il tono di voce è spesso acceso, perentorio, a tratti sarcastico o sprezzante. L’elemento dominante diventa il simbolo partitico, quasi a voler ribadire un’appartenenza più ideologica che territoriale. La figura del candidato si staglia come voce unica e determinata, in alcuni casi persino muscolare. È un linguaggio che polarizza, che mobilita per opposizione, che utilizza lo spazio social come una moderna agorà del dissenso.
La differenza non è solo stilistica, ma profondamente politica. I social, come è noto, non sono semplicemente una vetrina, ma un luogo in cui si costruisce senso, identità, consenso. E le scelte comunicative riflettono modelli diversi di cittadinanza e rappresentanza: da un lato, una politica intesa come servizio, prossimità, visione condivisa; dall’altro, una politica come lotta, conflitto, identità contrapposta.
In mezzo, c’è un elettorato che osserva, scrolla, commenta, condivide. E che sembra aver premiato – almeno in termini di engagement – i contenuti capaci di parlare in modo autentico e diretto. Post con foto di gruppo, momenti di ascolto, presenza nei quartieri hanno suscitato spesso più interazioni rispetto ai proclami o agli attacchi. Ma l’engagement non è tutto: resta da capire quanto la comunicazione social abbia effettivamente orientato il voto e quanto invece abbia consolidato appartenenze già esistenti.
In un’epoca di democrazia liquida, dove i confini tra pubblico e privato si fanno sempre più labili, anche i social diventano campo di battaglia e di narrazione. A Marigliano, questa campagna elettorale ci ha consegnato una fotografia nitida delle due anime della comunicazione politica contemporanea: quella della costruzione e quella della contrapposizione. Con un punto in comune: la consapevolezza che oggi, più che mai, anche la scelta di una parola, di un colore, di un tono, può fare la differenza tra un semplice candidato e un punto di riferimento per la comunità.
