Regionali: Nessuna coalizione può vincere rimanendo nel campo estremo della destra o della sinistra
L’analisi
Pd, FdI e Forza Italia escono vincenti da una tornata elettorale abbastanza scontata.
Lega, M5s e nani terzopolisti escono con le ossa rotte.
La Lega si disintegra attestandosi al 5%. Fanno peggio i pentastellati dilaniati da lotte intestine che non arrivano al 4. Non pervenuti i cespugli del centro sinistra (Repubblicani, Azione, Socialisti e Più Europa) che condividono con IV ed incassano lo straordinario risultato di zero eletti su 71 consiglieri regionali eleggibili tra Umbria ed Emilia.
Scompare dal panorama anche il fumantino sindaco di Terni che secondo taluni avrebbe dovuto rappresentare lo Scajola dell’Umbria (absit iniuria verbis!): nessuna previsione è stata più fallace.
L’apporto determinante di Scajola in Liguria è caratterizzato da una tradizione democristiana, moderata, istituzionale e composta. Niente di più distante la percezione che il mite popolo umbro ha del Bandecchi irruento, violento, verbosamente offensivo, scarsamente rispettoso dell’altrui pensiero. Ciò, semmai ve ne fosse bisogno, ha caratterizzato la coalizione della Presidente uscente Tesei come ancor più estrema, ancor più viscerale ed anti sistema, il contrario di quella moderazione, di quel buon governo e di quell’equilibrio che Bucci-Scajola hanno saputo rappresentare.
Rimane l’insegnamento di fondo: nessuna coalizione può vincere rimanendo nel campo estremo della destra o della sinistra. La partita si gioca dando dignità ai riformisti, ai liberali ed ai moderati di qua e di là.
A proposito, Bonaccini nel 2014 fu eletto con un plebiscito popolare, ma a votare fu solo il 37,7% degli elettori ancor meno che il 46,4% di oggi. La disaffezione al voto viene da lontano ed ha cause multi fattoriali. Di certo proprio le regioni scontano una minore capacità attrattiva.
Basterebbe questo dato per suggerire maggiore prudenza nel devolvere nuove funzioni proprio alle regioni.
Menomale che la Corte c’è!
Politico – medico – scrittore