Politica economica e sviluppo sociale: gli studi e le linee di intervento

Card, Angrist, Imbens e il Nobel alla “rivoluzione empirica”.
Si è tenuta lo scorso 11 ottobre la cerimonia di assegnazione del cinquantatreesimo Premio Nobel per l’economia. Originariamente la disciplina economica non rientrava fra le cinque aree (fisica, chimica, medicina, letteratura e pace) oggetto del riconoscimento, tuttavia nel 1968 la Banca centrale svedese ha colmato questo vuoto con l’istituzione di un premio, poi attribuito «alla memoria di Alfred Nobel».
L’Accademia reale delle scienze svedese ha deciso di insignire il Premio Sveriges Riksbank per le scienze economiche 2021 per metà a David Card (University of California, Berkeley), «per i suoi contributi empirici all’economia del lavoro», e l’altra metà congiuntamente a Joshua D. Angrist (Massachussets Institute of Technology) e Guido W. Imbens (Stanford University), «per i loro contributi metodologici all’analisi delle relazioni di causa ed effetto».

Le ricerche che hanno portato il professore dell’Università di Berkeley all’assegnazione del prestigioso riconoscimento riguardano “gli effetti del salario minimo, dell’immigrazione e dell’educazione sul mercato del lavoro”, scrive in una nota l’Accademia svedese. “I suoi studi dei primi anni ‘90 hanno sfidato la saggezza convenzionale, portando a nuove analisi e ulteriori intuizioni”. Infatti l’economista americano-canadese ha rovesciato la credenza a tratti dogmatica secondo cui la fissazione di un salario minimo troppo alto comporta un aumento della disoccupazione dal momento che il costo del lavoro diventa superiore alla domanda. Gli esperimenti condotti hanno comprovato che l’aumento del salario minimo non conduce a un incremento della disoccupazione, ribaltando gli assunti della teoria economica moderna.


Dall’altro lato l’Accademia spiega che “i dati degli esperimenti sul campo sono difficili da interpretare. […] A metà degli anni ‘90, Joshua Angrist e Guido Imbens hanno risolto questo problema metodologico, dimostrando come dagli studi sul campo si possono trarre conclusioni precise su causa ed effetto”. Gli economisti hanno spiegato come interpretare i lavori empirici (basati sugli esperimenti naturali) con il rapporto di causa ed effetto, attraverso l’elaborazione del concetto di Complier average causal effect, ossia una metodologia econometrica per analizzare i dati risultanti da un esperimento empirico. «I loro studi – sostiene l’Accademia- hanno migliorato in modo sostanziale la nostra capacità di rispondere a domande cruciali riguardanti la causa delle cose». In particolare è stata raffrontata l’evoluzione accademica di un gruppo di studenti a cui viene imposto obbligatoriamente l’estensione dell’istruzione scolastica per un anno addizionale rispetto a quella di un altro insieme di studenti preso in esame a cui non viene imposta tale decisione. Si è osservato che questa disposizione non influenzerà ugualmente tutti i componenti del gruppo, dal momento che alcuni studenti avrebbero continuato il percorso di studi a prescindere dal provvedimento. Dunque, è possibile trarre delle conclusioni precise sull’effetto di un anno aggiuntivo di scuola attraverso il Complier average causal effect.
Tra i primi a commentare la notizia in Italia c’è Tito Boeri, il quale in un video rilasciato sul canale dell’università Bocconi, ha così sostenuto: “I contribuiti di David Card sono ricorrenti, ne faccio menzione moltissimo nel mio corso di economia del lavoro, perché sono stati su temi di grandissimo rilievo e di grandissima importanza: dalla questione dei salari minimi ai rendimenti dell’istruzione agli effetti dell’immigrazione sull’occupazione. Con lui Josh Angrist ha fornito un contributo illuminante sulla stima dei rendimenti dell’istruzione”. L’ex presidente dell’Inps, in un articolo rilasciato sul giornale online “Lavoce.info”, ha poi rimarcato l’importanza dell’assegnazione di questo Nobel, sostenendo che grazie al contributo dei tre ricercatori è cambiato radicalmente l’approccio empirico allo studio dell’economia, assieme al modo di interpretare il ruolo dell’economista, a cui viene riconosciuto ufficialmente il ruolo di “scienziato sociale che istruisce la raccolta di dati e li utilizza per identificare gli effetti di fenomeni e scelte di politica economica che incidono sul benessere di milioni di persone”, attraverso l’utilizzo dell’econometria come terreno di ricerca.

Gianmarco Accardo

L'ora di Economia

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